2005
            NIENTE È COME SEMBRA
            Regia di Franco Battiato
            Giulio, anche se in pensione, continua a esercitare la sua vecchia professione,  insegnare "Antropologia culturale" presso l'Accademia di Belle Arti  di Brera. E' ateo e ha una vera passione per le feste etnico-popolari. Dovunque  ci sia una rappresentazione curiosa e intrigante, c'è lui a documentare,  intervistare e archiviare.
  E' appunto il tentativo di assistere e riprendere una festa del fuoco di  origini pre-cristiane
  Trama 
  Giulio  Varga, anziano docente di Antropologia Culturale presso lo IULM di Milano, vive  una crisi matrimoniale che porta sua moglie a lasciarlo. Appassionato di feste  etnico popolari, progetta di recarsi in un villaggio per documentare una “festa  del fuoco” di origini precristiane; nella ricerca di questo luogo si perde in  un bosco in cui vaga fino al sopraggiungere dell’oscurità, nella quale scorge,  infine, una casa illuminata. Qui assiste ad una insolita festa di compleanno:  in una stanza i convitati discutono di Metafisica,  in altre si tengono letture di tarocchi ed esercizi di musica. In seguito, dopo una  passeggiata ricreativa, alcuni di essi manifestano prodigi mistici, e all’ateo  Giulio viene presentata la triste condizione dell’uomo, prigioniero delle  proprie passioni. Il film si conclude in maniera quanto mai insolita: mentre un  gruppo di persone ascolta attentamente un maestro spirituale che predica in un  assolato giardino, Giulio si allontana con indifferenza per raccogliere delle  ciliegie.
  Recensione:
  Battiato racconta la sua ricerca di fede
«L'arte dovrebbe occuparsi di  metafisica», dice Franco Battiato, musicista e cantante dallo stile  inconfondibile, parlando del suo terzo film, Niente è come sembra presentato  nelle sezione Extra assieme a un divertente medio metraggio di Alejandro  Jodorowsky,
La cravate. Battiato prende spunto dalla sua esperienza. Il suo protagonista,  Giulio Brogi, un operatore di cinema specializzato in riprese di cerimonie arcaiche  o buffe, ricorda un mattino pervaso da una luce strana, del tutto insolita,  quasi da invenzione pittorica. E sempre Brogi cita una sequenza di La via  Lattea di Buñuel dove gente comune, seguendo Gesù, prima vede e poi non vede  più nulla quasi a confessare che la fede è qualcosa che si possiede, ma che a  volte si attenua in noi, fin quasi a scomparire.
Fin qui la ricerca di Battiato colpisce. Ma si capisce subito che l'artista è  attratto soprattutto dal buddismo, per quella lunga strada, tormentata e sofferta,  che può condurre all'Illuminazione, una condizione dello spirito alla quale  Battiato, nelle sequenza della monaca, avvicina quella che i cattolici chiamano  Estasi. L'uomo comune, sostiene Battiato seguendo il suo «cercatore» Brogi, non  può essere, come pur qualcuno sostiene, totalmente ateo. È possibile che  strutture complesse come il corpo e la mente siano creazione del nulla?
Battiato però non risponde alla domanda, lasciando che ognuno trovi la sua  risposta. «Chi nelle religioni rivelate, chi in una terapia di gruppo, chi  negli ermetici discorsi di un guru». Alcuni, secondo la pellicola, perfino nel  gioco dei tarocchi che Jodorowsky maneggia sullo schermo con disinvoltura. Come  se (quasi) tutto fosse uguale. Per fortuna una buona dose finale di ironia e di  concretezza salva almeno in parte il film.