l'ora di otranto
2002
L'ORA DI OTRANTO
con brani de L’ora di tutti di Maria Corti
Autore Michele Di Martino
Regia di Pamela Villoresi
Musiche di Luciano Vavolo e Officina Zoe
Con il gruppo Officina Zoè
Scene e costumi di Sabrina Balestra
Figure d’ombra di Itina Hal
Interpreti Renato Campese, Sandro Querci, Silvia Budri, Oscar de Summa, Enzo La Marca
Prima rappresentazione Otranto, Negroamaro, "rassegna delle culture migranti" 07/2002

Maria Corti così inizia il suo romanzo: "...Di quando correva l'anno del Signore 1480 e i turchi assediarono la città; ...di come quei poveri pescatori e contadini, armati solo di pietre, forconi e forza d'animo, resistettero così tanto a quell'assedio da permettere al resto del Regno di organizzare una difesa; ...di come sia bella improvvisamente la vita quando la si vede scappar via; di come quei personaggi, Colangelo pescatore, Idrusa, il capitano Zurlo, Nachira, Mastro Natale, Don Felice ed altri, diventino sublimazioni e simboli di un'umanità che sgorga nel mondo incessantemente; e la Terra d'Otranto, appunto per la sua concretezza, diventa poeticamente la terra delle passioni più vere e dei più genuini sentimenti dell'intera umanità nostra. L'ora di tutti è quell'ora che, prima o poi, capita a tutti nella vita: quell'ora in cui ognuno può dimostrare a sé stesso e agli altri di valere qualcosa. "A noi l'hanno portata i turchi"....".

Chiunque abbia lottato per la propria identità, sia perché assediato dai turchi o dai cristiani, (non è certo questo il punto), sia per ragioni razziali, ideologiche o religiose (comunque e sempre pretesti per giustificare sopraffazioni economiche), capisce bene perché vogliamo portare in scena questa antica storia otrantina di uomini giusti, dalla "squisita capacità di comportarsi bene nell'ora decisa destinata", attingendo alle nostre più antiche tradizioni musicali e di teatro da strada. Lo spettacolo si propone perciò come un racconto di Festa di Commemorazione, una delle tante del nostro Mediterraneo, una piccola Spoon River salentina rappresentata da un gruppo di cantastorie degli anni '60, formato, come nella nostra migliore tradizione, da musicisti, cantanti e attori che si tolgono la parola di bocca" , per metterci a parte di quello straordinario e terribile evento. Negli anni '60 giravano, appunto, gli ultimi narratori per le vie del meridione e prendevano vita dei gruppi di giovani artisti che, per ideale e per amore della propria cultura, cominciavano a raccogliere testimonianze, canti, storie, sonorità per diffonderle in tutto il paese, affinché tale patrimonio non andasse perduto. Proteggere la propria identità culturale è l'obbiettivo centrale di questa avventura, dei martiri del 1480, dei nostri cantastorie degli anni '60 e, molto umilmente, anche del nostro lavoro. L'Italia è uno scrigno inesauribile, ricco e generoso di tradizioni, storia, e testimonianze che ci arrivano dal passato. Ed è da questo tesoro che vogliamo attingere per difenderci di nuovo da chi vuole usurpare la nostra testa e la nostra anima; per ricordarci, in quest'epoca di vanto e di esaltazione della prepotenza, della tracotanza e della mistificazione, insomma dei comportamenti sbagliati, che in passato abbiamo saputo essere giusti, onesti e coraggiosi.
Pamela Villoresi