L'ispettore generale
1973
Compagnia Teatro Insieme
Associazione dei Teatri Emilia Romagna (ATER)

L'ISPETTORE GENERALE
Autore Nicolaj Gogol
Traduzione di Mario Missiroli
Regia di Mario Missiroli
Scene e costumi di Giancarlo Bignardi
Prima rappresentazione 15 ottobre 1972,  Modena, Teatro Comunale

Un turbine fantastico
Gogol fu davvero il più grande scrittore epico che abbia avuto la Russia, e forse il più grande di tutta la letteratura moderna, se intendiamo per epica moderna quella sorta di eroicomica o tragicomica rappresentazione in cui le doti del realista e del visionario si danno continuamente il cambio. Perciò non chiedetegli caratteri, non chiedetegli psicologia né studio delle passioni. Ma quanto a movimento non c’è nessuno che lo uguagli. Egli sentì lo sterminato spazio geografico e umano della Russia non come una statica distesa ma come un turbine fantastico nel quale tutti e ogni cosa finiscono per essere travolti, e anche quel punto sperduto che è l’ignobile cittadina del Revisore. Sin dalla prima scena voi sentite che un vento di follia sta soffiando sul piccolo centro. Il temuto arrivo d’un ispettore generale da Pietroburgo è solo il motivo occasionale, che libera la carica di esaltazione, ed essa cresce a ogni istante e investe anche il bellimbusto scambiato per Revisore e gli fa inventare persino di essere intimo dello Zar.
Tant’è vero che quando poi l’esaltazione sarà caduta, tutti si guarderanno in faccia come sonnambuli svegliati di soprassalto; «Ma signori, com’è stato, cos’è stato in fin dei conti? Com’è successo, non me lo posso spiegare nemmeno se mi ammazzano. E come se la nebbia ci avesse ottenebrato, il diavolo ci ha accecato».
Io credo che questo sia il segreto del Revisore, un movimento, un turbine che cresce, un crescendo musicale e una caduta subitanea in «un silenzio di morte» come quello che, secondo un cronista dell’epoca, accolse il terribile finale la sera della prima rappresentazione.
Sandro De Feo