Un foro nel parabrezza
1985
RAI - C.C.T. srl - Jadran Film
UN FORO NEL PARABREZZA
di Carlo Bernari
Regia di Sauro Scavolini
Sceneggiatura di Sauro Scavolini, Carlo Bernari
Interpreti Vittorio Mezzogiorno, Mimsy Farmer, Pamela Villoresi (Elsa), Fabijan Sovagovic, Belja Basic, Bozidarka Frajt, Remo Remotti.
Raiuno - 21/05/1985 - 04/06/1985

Biografia
Carlo Bernari - pseudonimo di Carlo Bernard - (Napoli, 13 ottobre 1909Roma, 22 ottobre 1992) è stato uno scrittore, antifascista e partigiano italiano
Bernari nacque a Napoli nel 1909 da una famiglia di piccoli imprenditori d’origine francese, ragazzo dal carattere difficile, non amante delle regole fu espulso da tutte le scuole e proseguì la sua formazione culturale da autodidatta, lavorò da sarto iniziando contemporaneamente la sua attività di romanziere e giornalista firmando articoli sotto vari pseudonomi e guadagnandosi da vivere vendendo libri antichi.
Fondò a Napoli, dove era in contatto con Francesco Flora, insieme a Guglielmo Peirce e Paolo Ricci il movimento culturale d’opposizione Udaismo (Unione Distruttivisti Attivisti).
Nel 1930 lo troviamo a Parigi attirato dal gran movimento di cultura ed arte che nel capoluogo francese allora si verificava, con le tante avanguardie ed in particolare con il surrealismo di André Breton.
Ritornato in Italia sentì l'esigenza di dar voce alle problematiche che provenivano dal mondo operaio e nel 1934 scrisse il romanzo di ampio respiro dal titolo Tre operai dove riuscì, con magistrale perizia, a non cedere alle lusinghe del populismo. L'opera, che descriveva la classe operaia impossibilitata a condurre una vita dignitosa e in rapporto sempre critico con il potere dominante, a causa degli argomenti in essa trattati, assume per la classe dirigente del tempo un certo sapore di eversione riuscendo ad allarmare Mussolini, tanto da far calare sullo scrittore e sul libro il bavaglio della censura fascista.
Nel 1939 lo scrittore fondò a Milano, con Cesare Zavattini e Alberto Moravia la rivista Tempo.
Dopo alcuni libri di basso profilo e chiusa la parentesi della lotta clandestina al regime, la produzione letteraria del Bernari riprenderà abbastanza prolifica nel dopoguerra con Speranzella 1949, romanzo neorealista che vincerà nel 1950 il Premio Viareggio.
A Roma, dove visse fino alla morte avvenuta nel 1992, Bernari accomunò a quella di scrittore la sua intensa attività di giornalista e di sceneggiatore cinematografico.


La scrittura del Bernari, priva di retorica e dalla prosa sobria, inconsueta rispetto ai tempi nei quali era predominante, sia nella società sia nella letteratura, la dittatura fascista con il mito del superuomo dannunziano. Anche i temi, affrontati con una forte tensione conoscitiva della reale condizione operaia e della giustizia sociale, erano decisivamente inusuali rispetto al resto della produzione italica del tempo, per la singolare capacità dello scrittore di osservare in una personale visione uomini e cose, non perdendo mai di vista il rapporto sociale , dell'uomo alienato dalla fabbrica e dal lavoro, portando all'attenzione del pubblico la vita stentata del proletariato.
La sua narrativa di testimonianza si rivela tra le maggiori del fenomeno letterario detto "realismo", verificatosi nell’Italia degli anni venti e trenta e volto a rappresentare, da parte dei suoi autori soprattutto scrittori, la condizione di una nazione diversa, perché povera, afflitta, carica di problemi specie nei suoi strati popolari, da quella che le imperanti ideologie del fascismo lasciavano intendere.
Bernari ha il merito di aver dato specialmente con il romanzo Tre operai, un contributo notevole ad ampliare gli orizzonti della nostra letteratura che pareva volersi ancorare nei limiti di un nazionalismo gretto, aiutandola ad aderire alle ragioni più vere del nostro tempo. Le difficoltà del dopoguerra gli apparivano come dramma comune di tutti i popoli, tanto da ritenere lo scrittore uno dei maggiori narratori meridionalisti e il precursore del neorealismo italiano. Il Consiglio Comunale di Gaeta (città che amava e dove si ritirava a scrivere) gli conferì la cittadinanza onoraria.